di Mario V. Corrias – È cosa nota che il periodo estivo rilevi a Porto Rotondo la maggior presenza di consorziati e, nel contempo – cosa, anche questa, più che scontata – una concentrazione di osservazioni il più delle volte negative o, comunque, di critica all’operato del Consorzio e di chi lo gestisce.
La lamentela fa parte dell’abito mentale nazionale e non possiamo pensare di esserne esenti qui a Porto Rotondo: possiamo solo sperare che, nel tempo, si perda la frangia di critica che suona strumentale ed interessata.
Qualunque considerazione oggi si voglia fare, è opportuno partire dal fatto oggettivo che con questa stagione diversi importanti problemi sono stati risolti o, comunque, impostati in maniera tale da ridurre i disagi. E’ certamente imperativo fare meglio e sono personalmente convinto che così sarà nel prossimo futuro.
Sono stato sollecitato a prendere in esame idee e opinioni personali: desidero chiarire che sono pronto a farlo, dando voce a chi vuole guardare al futuro positivamente e concretamente formulando proposte e portando, insieme alla critica, consapevolezza e ipotesi di soluzione, e quindi un contributo positivo.
È di futuro che dobbiamo parlare, con la coscienza che le idee di ciascuno di noi devono necessariamente trovare mediazione con le idee degli altri e che ogni progetto, per concretizzarsi, ha bisogno di chiarezza nella sua definizione, di risorse dedicate ed, infine, di tempi tecnici per la sua realizzazione.
Penso di interpretare il pensiero di molti nel sostenere che di polemiche sterili se ne sono fatte abbastanza, e così pure di divagazioni oniriche, sempre belle, affascinanti ma appaganti solo per chi le fa. Personalmente, non lascerò spazio su “Controcampo” a chi ha bisogno di una vetrina o di un pulpito e darò voce, invece, a chi porterà idee e suggerimenti concreti per Porto Rotondo.
In questi ultimi due mesi ho raccolto una notevole quantità di eccellenti considerazioni, sia in negativo sia in positivo. Per riportare il tutto sarebbe necessario molto spazio, quindi vi proporrò solo per flash alcuni pensieri.
Prima, tuttavia, mi sento in obbligo (rispondendo a chi in questo senso mi ha sollecitato) di esprimere quella che è la mia personale visione per il futuro di Porto Rotondo.
Conosco molto bene la storia del nostro Borgo o, meglio, dei suoi oltre cinquanta anni (personalmente lo frequento da quarantasei anni). Non ho alcuna intenzione di ripercorrerla né nutro alcuna nostalgia. Sento di dover ricordare che in questi cinquant’anni – e, soprattutto negli ultimi dieci – il mondo è totalmente cambiato. Analizzare le diverse cause che hanno portato a ciò servirebbe a ben poco: penso che in questa sede sia più opportuno passare a proposte concrete.
Chi ha acquistato o costruito una casa a Porto Rotondo ha fatto una scelta importante e certamente non provvisoria, basandosi su una natura assolutamente eccezionale. Abbiamo un mare ed un entroterra che, nonostante tutto, ancora oggi resistono alla pressione umana; abbiamo un porto che per dimensione, taglio e struttura ha accettabilmente rispettato le condizioni originarie; abbiamo, infine, un contributo architettonico ed artistico che costituisce un ineguagliabile complemento del Borgo.
E’ il rispetto e la protezione del mare e dell’entroterra che dobbiamo assumere come priorità assoluta, destinando alle operazioni concrete che lo consentono tutte le risorse possibili. In termini concreti, rientrano in questa visione – che non vorrei suonasse come una vuota dichiarazione di principio – la difesa del mare, la sua pulizia e la pulizia dei suoi fondali, la pulizia e la difesa delle spiagge, come pure la difesa e l’implementazione della flora autoctona.
Difesa e protezione devono essere intesi nel senso più ampio e necessariamente comprendere la tutela di tutti i possibili vincoli urbanistici. Insomma, è Porto Rotondo nella sua interezza che va difesa e protetta, dando per scontato la gestione di tutte le azioni di base quali l’inquinamento generale, la gestione dei parcheggi, la viabilità, eccetera.
Tutti noi, che abbiamo scelto Porto Rotondo, per primi dobbiamo essere artefici di questa scelta. Al Consorzio o, meglio, a chi è responsabile della gestione, va la responsabilità di orientare le risorse economiche che noi consorziati mettiamo a disposizione, verso un disegno di ampio ma concreto respiro per il futuro (non penso che, qualunque cosa si faccia, si possa spendere meno, ma si deve pretendere che i soldi, anziché spesi, siano “investiti”).
Non mi sfuggono le difficoltà di base, i limiti di legge, l’indispensabile confronto con il Comune, dal quale molti di noi si aspettano un’impossibile restituzione o riduzione delle tasse che paghiamo. Non aspettiamoci altro che una migliore attenzione e un maggior supporto a quanto facciamo, per consentire la qualità di vita del Borgo che desideriamo.
Abbiamo bisogno che ci venga riconosciuta quest’attenzione e sta a noi dare indicazioni concrete sul piano operativo. Come sta ancora a noi il sollecitare e promuovere l’integrazione nel territorio “provocando” l’intervento del Comune e della Regione, che sono per definizione agenti primari.
La politica gestionale dovrebbe, a mio avviso, essere orientata ad assicurare attraverso azioni concrete (ne ho già indicato qualcuna e, solo per esempio, cito la realizzazione di seri impianti sportivi e quella degli eventi) tese tutte a far star meglio consorziati e visitatori.
Allo stesso tempo, “quanto si sta bene a Porto Rotondo” deve essere comunicato all’esterno a livello internazionale e non solo: non tanto per far sì che arrivino più ospiti, piuttosto per alimentare il desiderio di venire a conoscerci (non dimentichiamo che abbiamo una modesta disponibilità alberghiera ma una notevole disponibilità di affitto di case di tutte le dimensioni). E un’azione di questo genere porterebbe automaticamente a una crescita dei valori immobiliari, altro aspetto importante per tutti i consorziati.
Ed ora, in estrema sintesi, riporto i pensieri, sia negativi che propositivi, di alcuni nostri consorziati:
- “Porto Rotondo vista dal mare diventa sempre più brutta. Le nuove costruzioni, che non posso che definire oscene, ne hanno fatto scempio. Quando Comune e Consorzio si decideranno a fare qualcosa sarà sempre tardi.”
- “Siamo diventati troppi: spiagge a numero chiuso, Ira per prima, e parcheggi relativi a pagamento, eccetto che per i consorziati.”
- “Perché non si abbandona la politica dei cosiddetti voucher e non si investono gli stessi soldi nel promuovere l’apertura di un asilo che dia la possibilità alle giovani coppie di affidare i piccoli tra i due e i cinque anni almeno per parte della giornata?”
- “Di standard, cioè dei terreni che dovrebbero andare al Comune in base alle concessioni edilizie nella realizzazione di servizi, si parla da troppo tempo: ma sono un alibi per il Comune o per il Consorzio, o per entrambi?”
- “Definire se esistono ancora cubature all’interno del Borgo e, quindi, possibilità di nuove costruzioni – che nessuno dei consorziati auspica e che interessano solo agli immobiliaristi – è un problema di tale difficoltà da parlarne per anni e non concludere nulla?”
- “Porto Rotondo non può contare su impianti sportivi degni di questo nome. È opportuno promuovere la costruzione di un centro sportivo polivalente che possa attirare i giovani e i meno giovani.”
- “Tracciare dei sentieri per camminare o correre nella natura non comporta particolari oneri o difficoltà. Perché non possiamo realizzarli anche a Porto Rotondo?”
- “Gli alberi, i cespugli, la macchia mediterranea in genere che ancora troviamo all’interno del Borgo e, soprattutto, intorno ad esso vanno non solo curati e protetti ma, ove possibile, anche implementati, con una forte e determinata difesa della flora autoctona. Il tutto si può e si deve fare con il supporto e l’aiuto degli enti pubblici preposti che sono molto aperti in questa direzione.”
- “A parte la necessità di ridefinire le politiche di gestione dei parcheggi e la razionalizzazione della viabilità, è evidente l’impossibilità di gestire il tutto senza la presenza continua e non incidentale della Polizia Locale.”
- “Il problema dell’Acqua è stato sollevato più volte ma sempre senza risultati concreti, che fossero anche solo di puro chiarimento: a quando la possibilità di parlarne e almeno capire se e cosa si può fare?”
Penso che sia sufficiente per il momento fermarci a questi commenti che, in molti casi, sommano il parere di diversi consorziati. Spero anche che chi abbia voglia di dire qualcosa, sia per rafforzare i concetti sia (e sarebbe preferibile) per porre nuove prospettive, si senta libero di inviare una e-mail a “Controcampo”.
Cercherò di farne buon uso.