di Mario V. Corrias – Potrà anche essere considerata una riflessione singolare, ma ho avuto la sensazione che le disposizioni per limitare il contagio del Covid-19 – anche nel progressivo allargamento delle maglie – siano state in genere percepite come la provvisoria (ma anche completa) risoluzione della pandemia.
L’affannarsi degli operatori di qualunque settore economico alla ricerca di certezze, che nessuno può dare, soprattutto il trovarsi di fronte ad una scelta tra il riaprire la propria attività, o addirittura rinunciare a farlo, evidenzia la difficoltà del momento.
Una situazione di questo genere è descritta da un noto scrittore americano come “l’alternativa del diavolo” in quanto, qualunque sia la decisione presa, purtroppo sarà sbagliata.
Dicevo che potrà sembrare una riflessione eccessiva (o la mia citazione un vezzo), ma la verità è che ci troviamo in una situazione in cui abbiamo pochi elementi di valutazione: siamo in una dimensione assolutamente diversa da qualunque evento si possa storicamente ricordare; abbiamo la “quasi certezza” che tutti i modelli attuali di riferimento, sia economici che comportamentali, non possono essere più sufficienti ad interpretarla, ed è oggettiva la difficoltà a guardare avanti traducendo in una strategia di azione le nostre idee.
È per me inevitabile applicare queste considerazioni a Porto Rotondo, con i suoi 55 anni di storia che, da soli, hanno già posto alcuni problemi e che – al di là delle difficoltà alle quali ho fatto parzialmente cenno sopra – possono trovare nel Corona virus una “favorevole” occasione di cambiamento.
Per sapere in quale direzione occorra andare, può essere opportuno ritornare alle motivazioni che hanno portato alla fondazione di Porto Rotondo e che hanno spinto ognuno di noi a decidere di acquistare qui la propria casa, scegliendo una qualità di vita che vorremmo ritrovarvi anche nel futuro.
La nascita di Porto Rotondo è stata forse, ma del tutto correttamente, un po’ mitizzata. Chi ne ha vissuta in buona parte la storia, può dire che il Borgo è stato generato da un profondo innamoramento da parte della famiglia Donà per questa località.
Ancora oggi abbiamo la fortuna di avere in Luigi Donà dalle Rose il testimone simbolo di quest’amore, che negli anni ha portato la sua immagine ad accompagnarsi costantemente a quella di Porto Rotondo.
La conseguenza, felicemente positiva, è che il conte Donà – con la sua visione onirica del futuro e la marcata sensibilità per l’arte – continua a essere un essenziale difensore del passato, costantemente proiettato in avanti ma anche capace di indicare un cambiamento per l’oggi, sulle stesse linee di pensiero di ieri.
Sono quindi fermamente convinto che ci si debba orientare verso la difesa del mare e della natura, supportandole con altri aspetti quello artistico, culturale, architettonico.
Un orientamento di questo genere deve essere considerato l’obiettivo fondamentale da concretizzare nei fatti di gestione e nell’eventuale realizzazione di opere di completamento al villaggio, evitando di banalizzarlo riducendolo ad uno slogan.
Occorre un definitivo accordo con il Comune di Olbia che – assunta la piena responsabilità delle strade, illuminazione, raccolta dei servizi, viabilità eccetera – assicuri il possibile supporto economico e deleghi al Consorzio la responsabilità di realizzare tali servizi e qualitativamente qualificarli anche con diretto contributo economico.
È opportuno ricordare che nel 1969 è stato costituito, fra tutti i proprietari di casa in Porto Rotondo, un Consorzio al quale è stata demandata la cura dei servizi urbani (cura del verde, strade, acquedotto, illuminazione, depurazione delle acque, raccolta dei rifiuti ecc.) guidato da un Consiglio di amministrazione, eletto dall’Assemblea di tutti i consorziati.
Cinquant’anni di gestione sono molti e hanno portato a indirizzi e scelte a volte felici e altre meno. Alcuni anni fa si è avvertita in maniera marcata la necessità di andare a modificare lo Statuto che, fin dall’inizio, ha regolato la vita del Borgo e del suo Consorzio.
La ragione prima per la quale fu costituito il Consorzio è da individuarsi nel fatto che la presenza del Comune di Olbia, a parte esigere le tasse, sia stata molto modesta e spesso assente: è questa la ragione prima per la quale il Consorzio è andato via via crescendo, in dimensioni strutturali e attività.
Oggi il livello di qualità dei servizi urbani assicurati dal Consorzio è considerato da tutti di buon livello e non rinunciabile, ma l’onere economico è cresciuto in maniera tale da mettere necessariamente in discussione per il futuro le modalità di espletamento dei servizi stessi. In termini di gestione, non sembra rimangano molte alternative fra il ridurre il livello del servizio o l’aumentare le quote consortili.
Le modifiche dello Statuto – cui ho fatto cenno – portate avanti con molto impegno e attenzione, non sono ancora state approvate dall’Assemblea dei consorziati: allo stato attuale considero questo fatto favorevole al cambiamento, al cui tema mi riporto.
In che direzione e con quali modalità Porto Rotondo dovrebbe cambiare?
Si deve tornare ai valori che hanno portato alla creazione e crescita del Borgo, vale a dire alla natura e al mare che – assieme agli esistenti aspetti artistico-architettonici – devono diventare l’obiettivo in assoluto più importante al quale orientare la politica di gestione.
Si tratta, in sintesi, di un ritorno all’essenziale.
Vanno ridefiniti gli obiettivi di responsabilità dell’attività del Consorzio, centrandoli sull’assicurare il mantenimento dell’attuale livello di qualità dei servizi urbani, ma su delega e a integrazione di quanto il Comune di Olbia dovrà farsi carico.
Deve essere ridisegnato il modello organizzativo del Consorzio che dovrebbe avere una struttura limitata alle necessità derivanti, sul piano economico, dalla raccolta delle quote consortili e del loro impiego secondo le indicazioni e decisioni del Consiglio di amministrazione; l’esecuzione di qualunque lavoro dovrà essere affidata all’esterno.
Deve essere ri-modulata la stesura delle modifiche allo Statuto, necessariamente adattandola a una diversa impostazione del Consorzio.
Il momento mi pare sia del tutto propizio, se si saprà mettere da parte pregiudizi o cautele. Il tempo che intercorre tra oggi e la prossima Assemblea dei consorziati (presumibilmente da tenersi entro il mese di Ottobre), dovrebbe essere più che sufficiente al Cda per mettere a punto i vari aspetti e sottoporli al giudizio e approvazione dei consorziati.