di Daniele Rallo – La domanda fondamentale che bisognava porsi nella progettazione del nuovo Piano Urbanistico di Porto Rotondo è la seguente: quale previsione, quale ulteriore aggiunta, quale nuova costruzione può essere compatibile con l’attuale stato di fatto? Ovvero: è stato raggiunto il limite dello sviluppo del territorio? Il nuovo carico antropico, se realizzato, può mettere in discussione tutto il sistema dei servizi? E, in modo particolare, il mare e la spiaggia – che sono la risorsa principale che caratterizza questo territorio – possono sopportare una nuova edificazione?
Non sembra che questo sia avvenuto. La risposta della politica che ha dato le direttive per redigere il nuovo PUC – e che poi l’ha approvato – sembra diametralmente opposta. Pare che lo stesso progettista abbia dovuto giustificare tecnicamente scelte diverse. Per Porto Rotondo questo è un fatto eclatante.
Il Borgo era stato perimetrato per essere salvaguardato e per ciò inserito in Zona urbanistica di tipo A, cioè, per legge, Centro Storico da sottoporre a piano particolareggiato in modo da controllare nel dettaglio eventuali costruzioni, ovvero non consentire nuove costruzioni né scempi come da “piano casa”.
La Commissione Urbanistica consiliare (con maggioranza e minoranza) ha invece proposto in Consiglio Comunale un emendamento che ha eliminato tale scelta e capovolto la decisione tecnica. Tutto il Borgo è stato sottoposto a Zona di tipo B, cioè di completamento edilizio in cui si può ancora edificare ancora senza passare per alcun piano particolareggiato (su questo tema si veda altro articolo, N.d.R.).
Ma anche la pressione antropica che si verrà ad avere con tutte le nuove previsioni, se queste verranno confermate, non è stata sufficientemente valutata.
Vi è uno strumento che ha il compito di verificare e valutare che il progetto di un piano non vada a stravolgere un territorio. Si tratta della Valutazione Ambientale Strategica (VAS, in “gergo” urbanistico) che ha il compito di affiancare il progettista che redige il piano e monitorare le previsioni secondo determinati parametri. Se questi sono superati, il progetto deve essere modificato e la previsione annullata. La VAS è uno degli elaborati di Piano che vengono approvati congiuntamente ad esso. La stessa deve essere vidimata e approvata da un’autorità superiore. Nel caso sardo, l’autorità competente è la Provincia, sino a quando avrà le deleghe. Inutile ricordare che la VAS è stata introdotta nell’ordinamento urbanistico italiano per rispondere a precise direttive europee. La VAS deve in questo modo fissare gli obiettivi di tenuta di un territorio a seguito della presentazione di un progetto. Per ottenere l’obiettivo preposto deve, inoltre, essere formulata e seguita con un percorso partecipativo per dar modo a tutti i cittadini e alle istituzioni di esprimersi proprio nella fase di costruzione del progetto.
Come calcolare la pressione sulle spiagge di Porto Rotondo?
Nella normativa della Regione Sardegna vi è un metodo codificato e facile da applicare: il cd Decreto Floris, cioè un provvedimento regolativo (DA 2266/U del 1983) che tutti i PUC devono seguire. Il Decreto è basato su una semplice proporzione tra superficie delle spiagge e numero di bagnanti massimi insediabili. Il calcolo delle superfici delle spiagge tiene conto sia di quelle “sabbiose” con la loro profondità (da 30 a 50 metri) sia della spiaggia “rocciosa”. Quest’ultima è però quasi completamente impraticabile.
Il PUC di Olbia, nel caso in questione, prende in considerazione indistintamente tutta la costa nord, dal golfo della Marinella a Cala Razza di Giunco prendendo al suo interno Porto Rotondo, il golfo di Cugnana e il comprensorio di Portisco. In questo modo si mettono assieme situazioni territoriali e utenze completamente diverse. Gli utenti di Porto Rotondo, per esempio, non frequentano le spiagge di Portisco in quanto a completo servizio dell’omonimo centro edilizio. Il Golfo di Cugnana, inoltre, è considerato una “zona umida” da preservare anche vietando la balneazione e perciò dovrebbe essere tolto da questo conteggio.
Inserendo tutto questo territorio, lo sviluppo lineare della costa è molto elevato: pari a 27.000 metri. Ma la costa rocciosa risulta di 23.000 metri. Ne consegue che la costa sabbiosa (quella effettivamente fruibile) è di soli 4.000 metri lineari, meno del 15% complessivo. Di questi, la metà (ml. 2.454) si sviluppa in spiagge che hanno una profondità inferiore a metri 30. Se si considera – come si dovrebbe – solo il comprensorio di Porto Rotondo, questo è pari a meno del 50%. Il Decreto Floris (come modificato dalla LR 4/2008) stabilisce che il numero di bagnanti massimo per la spiaggia fruibile, cioè quella sabbiosa, dovrebbe essere di 2500 unità. Se si prende in considerazione anche quella “rocciosa” (infrequentabile) questo numero si triplica e si arriva a 8.296 bagnanti (pag. 135 Relazione di PUC).
Questo valore deve essere messo a confronto con gli abitanti equivalenti, cioè con i frequentatori delle case di abitazione, degli alberghi e delle altre strutture ricettive. La stima proposta dal PUC (pag.129 della Relazione) è di 20.000 unità a fronte degli 8296 bagnanti.
La considerazione conseguente del progettista è la seguente: “Ciò determina una condizione di criticità, in particolare nella stagione estiva, in considerazione della totale assenza di aree pubbliche ad uso collettivo”, cioè aree sosta, aree a verde e aree per servizi in genere.
Se questa è l’ovvia considerazione, non si capisce perché il PUC abbia previsto un ulteriore sviluppo volumetrico di residenza e alberghi – che possono però trasformarsi in seconde case – per altri 150.000mc solo per il comprensorio di Porto Rotondo-Rudalza, cioè per altri 2000 bagnanti equivalenti.
La spiaggia, già ora carente di spazi, ha raggiunto e superato il limite massimo dei possibili bagnanti ospitanti. Tutto ciò senza tener conto del numero degli abitanti di Olbia, che rappresentano ulteriori ipotetici bagnanti e, anzi, dovrebbero essere i primi legittimi fruitori. La Valutazione Ambientale Strategica avrebbe dovuto prendere in considerazione questa oggettiva situazione e concludere che, avendo raggiunto il limite della capacità (capacity sensitivity), non dovevano essere previste ulteriori previsioni.
Urbanista, già presidente della Commissione Tecnica di Indirizzo e Controllo del Consorzio di Porto Rotondo, Daniele Rallo è libero professionista, professore a contratto per oltre dieci anni ad Architettura Roma3 e a Ingegneria a Udine, Presidente dell’Associazione Nazionale Urbanisti, Pianificatori Territoriali e Ambientali per 15 anni. Ha al suo attivo oltre 150 strumenti urbanistici su tutto il territorio nazionale e vari saggi tra cui “Divulgare l’Urbanistica”.